Le Iniziazioni Femminili
Nel cuore del mio grembo giace la mia bellezza (afferrare con le mani vicino al viso)
Nel cuore del mio grembo giace la mia bellezza
Donna, Dea, regina sono io
Donna, Dea, regina sono io
Nel cuore del mio grembo giace la mia saggezza (passa una mano sulla fronte)
Nel cuore del mio grembo giace la mia saggezza
Donna, Dea, regina sono io
Donna, Dea, regina sono io
Madre ti sento
Madre ti sento sotto i miei piedi, Madre mi sento battere il cuore
Madre ti sento sotto i miei piedi, Madre mi sento battere il cuore
Sorella ti sento nel canto del fiume,
Acque eterne che scorrono su e su
Sorella ti sento nel canto del fiume,
Acque eterne che scorrono su e su
Canto di Susan Weed
Le tradizioni dei riti
mestruali risalgono quasi tutte ai Nativi Americani, popolo che ha sempre
posseduto un grande rispetto per il sanguinamento della Donna, popolo che
possedeva e possiede la saggezza legata alla Terra e al Cielo, all’osservazione
dei cicli naturali e di come questi cicli fossero seguiti anche dal corpo
umano.
Il corpo della donna ancora
più del corpo dell’uomo esprimeva questo antico legame con la Terra e il Cielo,
legata al Cielo dalla Luna e dalle sue Fasi, e alla Terra dal Sangue che era
nutrimento per ogni coltivazione.
La Donna quindi nel momento
del sanguinamento era un ponte, un ponte divino fra la Luna ( Cielo) e la
Terra, rappresentava la forza Creatrice in atto, era il serpente che cambia
pelle e non muore, simbolo dell’eterno divenire dell’anima.
Diverse cerimonie tutte
molto suggestive raccontano di come questo popolo festeggiasse i passaggi
femminili come vere e proprie iniziazioni.
Gli uomini affrontavano un
rituale di iniziazione nel momento del passaggio dalla pubertà alla maturità,
ed è esattamente questa la prima iniziazione del femminile, il menarca, la
prima mestruazione, quando la fanciulla per la prima volta sanguina avviene la
prima iniziazione del femminile.
Dalle cerimonie delle
iniziazioni maschili e femminili sono nate le prime forme di celebrazione e
iniziazione, documentate in tutte le culture primitive. *
Uno dei rituali iniziatici
maschili prevede la circoncisione, il significato simbolico di questa
iniziazione è molto potente, il taglio del cordone ombelicale che teneva legato
il bambino al mondo femminile, è tempo per il ragazzo di entrare a far parte
del mondo maschile e con questa cerimonia per molte popolazioni arcaiche
avviene il passaggio, di solito il rito viene celebrato per mano maschile e le
donne non hanno accesso a questa pratica.
Allo stesso modo la bambina
che attraverso il menarca diviene una ragazza viene allontanata dal villaggio
accompagnata da una donna anziana che si occuperà di insegnarle i segreti del
femminile, la donna anziana costruisce per questo scopo una capanna e scava una
grande buca dove accenderà un fuoco per fumigare i genitali sanguinanti della
ragazza, le due donne vivranno isolate per alcuni mesi in cui l’anziana sarà
maestra di femminile per la ragazza.
Per le mestruazioni successive
non vi sarà più un così lungo periodo di isolamento, la donna anziana seguirà
sempre la ragazza ma la capanna sarà quella che tutte le donne mestruate
frequentano, dove avranno tempo per conoscersi, per raccontare, per celebrare .
Un altro meraviglioso
rituale che mi piace raccontarvi è quello dei Cuna di Panama, questa antica
popolazione ha sempre onorato il primo sangue femminile, loro a differenza
degli aborigeni di cui abbiamo parlato sopra non hanno una capanna mestruale ma
una grotta, dentro questa sacra grotta cresce una pianta, il saptur, i cui
frutti contengono un liquido molto simile al sangue mestruale e quindi
considerato il sangue della Dea Mu, protettrice delle donne di questa tribù.
Vicino alla grotta sacra
nasce la capanna di Inna, dove avviene in rito di iniziazione delle giovani
donne mestruate.
La ragazza viene ricoperta
di terra, le donne anziane si siedono in cerchio intorno a lei e fumano e
fumando invocano Mu, poi la ragazza scuote via la terra e le donne anziane le
cospargono il volto con il succo di saptur, a questo punto la ragazza è pronta
per entrare nella capanna di Inna dove le verranno tagliati i capelli come atto
di abbandono dell’infanzia per rinascere a nuova vita.
Un altro dei riti di passaggio che sono giunti sino a noi,
legato al primo sangue delle fanciulle, proviene dalla tradizione dei Navajo ed
è conosciuto con il nome di Kinaalda (“rito di pubertà”).
Secondo le leggende questo bellissimo rito fu insegnato alle donne da
Estsanatlehi (“Madre di tutti”), la Donna che Muta, o Donna che si Rinnova,
chiamata con molti nomi diversi tra cui Donna Conchiglia Bianca e Donna Dipinta
di Bianco. Ella è la personificazione divina della Terra, con il suo Equilibrio
immutabile ed i suoi Cicli perenni. Lei muta il suo abito, veglia sui cicli
della Luna e delle Donne, su quelli del sangue e sui passaggi della vita
femminile, specialmente su quello determinato dalla comparsa del mestruo che
rende la fanciulla feconda.
Splendidamente vestita di candide conchiglie e di preziosi turchesi, è la
segreta amante del Sole, con il quale fa dolcemente l’amore nei boschi verdi e
sulle spiagge bagnate dalle onde, forse insegnando alle donne a fare lo stesso…
La sua pelle non raggrinzisce mai perché ogni qual volta Ella raggiunge una
certa età si incammina verso Est, dove incontra la Se Stessa fanciulla e,
abbracciandola, ne riassume le sembianze. Per questo si dice che fu Lei ad
istruire le Donne sui segreti dell’Eterna Giovinezza, mostrando loro come
mantenere viva ed ardente la Bimba interiore nonostante l’incedere degli anni
ed il peso del corpo. Allo stesso modo, fu Lei a trasmettere loro tutta la
Conoscenza tradizionale, così come gli antichi riti, i canti sacri, le parole
magiche e i profondi misteri femminili.
In questo rito, che dura quattro giorni, la fanciulla divenuta donna si
trasforma nella Donna che si Rinnova ed accoglie il Suo potere sacro dentro di
sé, spargendo benedizioni al popolo che la festeggia con gioia e devozione. Le
anziane della tribù la vestono con conchiglie bianche, simbolo della bellezza
languida e voluttuosa delle acque e della femminilità, poi, facendola sdraiare
con la pancia a contatto con la terra, la massaggiano con mani sapienti. Si
crede, infatti, che nei momenti di passaggio e di iniziazione ad una nuova condizione
di vita, il corpo ritorni morbido come al momento della nascita e che possa
quindi essere “impastato” e “modellato” come fosse fatto d’argilla o di soffice
pasta di pane. Così, lo si aiuta ad assumere una nuova forma, quella della
donna fertile, in armonia con la trasformazione avvenuta interiormente.
Durante il primo e l’ultimo giorno del rito, la ragazza cammina in senso orario
intorno ad un cesto pieno di cereali, pigmenti di pittura, polline e piume,
considerati sacri elementi del rituale; il quarto giorno viene invece preparato
un grande dolce. La fanciulla, insieme ad altre donne, pesta e polverizza il
granoturco, facendolo diventare farina, e questa viene benedetta con il sacro
polline e poi sparsa circolarmente in direzione del Sole. Quindi vengono
presumibilmente uniti altri ingredienti a formare un impasto che viene poi
avvolto nei cartocci del granoturco ed interrato. Sopra alla terra umida che
ricopre il composto viene acceso un fuoco che per tutta la notte verrà
alimentato per cuocere completamente il dolce.
Nel frattempo tutti si riuniscono nella capanna della fanciulla ed ella si
siede in direzione dell’alba, per accogliere i primi raggi solari e
rappresentare il congiungimento amoroso tra la Donna ed il Sole. Tutta la notte
viene trascorsa ad intonare i sacri canti che invocano la Donna che si Rinnova,
mentre Ella viaggia sulle parole e sulle musiche vibrate nell’aria sino a
quando, nel tredicesimo canto, emerge nella fanciulla e la colma della sua
essenza. Ora la giovane Donna, completamente identificata nella Dea, canta
riferendosi a Lei in prima persona, parla con la sua voce ed è piena della sua
consapevolezza.
Alcuni dei versi cantati sono questi:
“Con il mio potere sacro sto viaggiando
Dietro la mia casa vengono poste offerte votive di conchiglie
bianche stupendamente decorate…
con la bellezza davanti a me sto viaggiando
con il mio sacro potere sto viaggiando
con la bellezza dietro di me sto viaggiando
con il mio sacro potere sto viaggiando
con la bellezza sotto di me sto viaggiando
con il mio sacro potere sto viaggiando
con la bellezza sopra di me sto viaggiando
con il mio sacro potere sto viaggiando
con la lunga vita, ora con la bellezza sempiterna, io vivo.
Sto viaggiando
Con il mio sacro potere, sto viaggiando…
Sono qui; sono la Donna Conchiglia Bianca, sono qui…
Sulla distesa di conchiglie bianche, sono qui…”
La sensazione della presenza della Dea viene avvertita da tutti i presenti e la
fanciulla ne percepisce l’Amore universale, la Bellezza immortale che permea
ogni cosa presente sulla Terra. Ella è la Donna che si Rinnova, è la Madre che
ha generato tutto, è l’amante del Sole. La fulminea Saggezza la riempie ed ella
è il Tutto, è la madre di sua madre, la nonna di sua nonna, l’infante e
l’anziana. Tutte le fasi della sua vita passata e futura sono presenti in lei e
dell’immensa coscienza di quest’unico istante ella preserverà il ricordo per
sempre.
Al termine dei canti e della cerimonia viene dissotterrato il Dolce della Luna
e la fanciulla, sempre rivolta verso il Sole, lo taglia a fette, conservandone
la parte centrale. Tutti se ne nutrono, tranne lei, che si limita a
distribuirlo alle sue genti. In quel momento, infatti, ella incarna
Estsanatlehi che dona ai Suoi figli il Nutrimento.
La torta è simbolo del matrimonio tra la terra ed il sole/fuoco, tra il
femminile ed il maschile; contiene gli ingredienti che la Madre offre alla Sua
progenie ed è una grande benedizione per tutti, poiché la sua consumazione
apporta fortuna, prosperità, pace e benessere, al singolo come all’intera
tribù. Si potrebbe pensare che, anticamente, uno degli ingredienti segreti del
Dolce della Luna fosse qualche goccia di sangue versato dalla giovane donna e
che fosse proprio tale ingrediente ciò che, più di tutto, portava benedizione e
felicità.
Quando tutti hanno consumato la torta, la fanciulla viene dipinta con argilla
bianca, che ella usa per segnare la pelle di chi desidera ricevere i suoi
divini poteri; poi, viene nuovamente massaggiata dalle anziane, che le danno
anche dei consigli sulla sua nuova condizione.
Il rituale termina con l’interramento della parte centrale della torta, come
offerta e ringraziamento alla Madre Terra, al granoturco e agli altri preziosi
alimenti che nutrono e rendono possibile la vita.
Anche dopo il termine del rito, la fanciulla rimane la Donna che si Rinnova,
poiché per i Navajo ogni donna che ha vissuto il Kinaalda è la Donna che si
Rinnova. Il potere e la presenza della Dea non la abbandona mai ed essa è
considerata sacra, rispettata ed onorata come si onora il Divino.
Molti rituali antichi ci parlano del primo sangue
femminile come momento magico e iniziatico, nessuna di noi probabilmente ha
avuto la fortuna di essere festeggiata con un rituale così significativo e
magico, alcune donne moderne hanno un ricordo doloroso e pieno di vergogna del
primo ciclo mestruale, ed è un ricordo che in qualche modo ci trasciniamo
dietro per tutta la vita, e con lui ci portiamo addosso anche l’imbarazzo, la
vergogna e la sensazione di essere sporche.
Le donne Navajo, le Cuna, le aborigene e tutte le donne
antiche che conoscevano e riconoscevano in questo passaggio un momento sacro
dovrebbero insegnarci ad onorare tutti i nostri tempi femminili, prendete le
vostre figlie e festeggiate il loro sangue, siate l’antica donna saggia per
tutte le donne che incontrerete nella vostra vita, costruite capanne del
sanguinamento, tende rosse, cantate e scrivete preghiere, onorate il vostro
sangue e insegnate il potere del femminile, non abbiamo avuto la prima
iniziazione al sangue come sarebbe stato giusto per ognuna di noi ma noi…
abbiamo il potere di donarla a chi arriverà sul nostro cammino.
Siate donne anziane che guidano anche se non avete l’età
per esserlo, il nostro mondo ha bisogno della saggezza e della conoscenza che
si pensava perduta.
Selva Della Luna
fonti
Cultura e religione degli indiani d'america L.E. Sullivan